Gli anarchici nella prima guerra mondiale


Il tradimento dell’internazionalismo da parte della Socialdemocrazia e dell’anarchismo nel 1914
Lo scoppio della Prima Guerra mondiale vede il crollo vergognoso dell’Internazionale Socialista. La stragrande maggioranza dei suoi partiti si sottomette al capitale, dichiara la “sacra unione” con le rispettive borghesie nazionali e si impegna a mobilitare il proletariato per la guerra imperialista. Parimenti, i principali componenti del movimento anarchico si trasformano in guerrafondai a profitto dello Stato borghese. Kropotkin, Tcherkesoff e Jean Grave diventano i più accaniti difensori della Francia: “Non lasciate questi atroci conquistatori schiacciare di nuovo la civiltà latina ed il popolo francese … non lasciate imporre un secolo di militarismo all’Europa” (1). E’ in nome della difesa della democrazia contro il militarismo prussiano che questi sostengono l’“Union Sacrée”: “L’aggressione tedesca è una minaccia – effettuata - non solo contro le nostre speranze di emancipazione ma contro tutta l’evoluzione umana. E’ per tale motivo che noi, anarchici, noi, antimilitaristi, noi nemici della guerra, noi sostenitori appassionati della pace e della fratellanza tra i popoli, ci siamo posti affianco alla resistenza e non abbiamo creduto di dover separare la nostra sorte da quella del resto della popolazione” (2). In Francia, la CGT anarco-sindacalista getta alle ortiche le proprie risoluzioni che le imponevano il dovere, in caso di guerra, di far trionfare lo sciopero generale, e si trasforma in isterica procacciatrice di carne da cannone per la carneficina imperialista: “contro l’autoritarismo, contro il militarismo germanico, bisogna salvare la tradizione democratica e rivoluzionaria della Francia”.“partite senza rimpianti compagni operai, ci chiamano alle frontiere per difendere la terra francese” (3). In Italia, alcuni gruppi anarchici ed anarco-sindacalisti lanciano dei “fasci” “contro la barbarie, il militarismo tedesco e la perfida Austria cattolica e romana”.
Tuttavia questa convergenza della maggioranza della socialdemocrazia e dell’anarchismo in favore del sostegno alla guerra imperialista e allo Stato borghese deriva da dinamiche fondamentalmente diverse.
La posizione della Socialdemocrazia nel 1914 di fronte alla guerra costituisce un tradimento del marxismo, della teoria del proletariato internazionale e rivoluzionario e del suo principio fondamentale - i proletari non hanno patria. Invece l’adesione alla guerra imperialista ed alla borghesia della maggior parte dei dirigenti anarchici internazionali all’epoca della Prima Guerra mondiale non costituisce un passo falso ma la conclusione logica del loro anarchismo, in conformità alle loro posizioni politiche essenziali.
Nel 1914, è in nome dell’antiautoritarismo, perché è inammissibile “che un paese sia violentato da un altro” (4), che Kropotkin giustifica la sua posizione sciovinista in favore della Francia. Fondando il loro internazionalismo su “l’autodeterminazione” e sul “diritto assoluto di ogni individuo, ogni associazione, ogni comune, ogni provincia, ogni regione, ogni nazione a disporre di sé stessi, di associarsi o di non associarsi, di allearsi con chi si vuole o di rompere le alleanze” (5), gli anarchici sposano le divisioni che il capitalismo impone al proletariato. Al fondo, una tale posizione sciovinista ha le sue radici nel federalismo che caratterizza la base di tutta la concezione anarchica. L’anarchismo, ammettendo la nazione come un “fenomeno naturale”, il “diritto di ogni nazione all’esistenza ed al libero sviluppo” e ritenendo che il solo pericolo per “l’esistenza delle nazioni, è la loro propensione a cedere al nazionalismo” “istillato dalla classe dominante per separare i popoli gli uni dagli altri”, è portato naturalmente, in ogni guerra imperialista, ad operare una distinzione tra aggressori/aggrediti, tra oppressori/oppressi e dunque ad optare per la difesa del più debole, del diritto calpestato, ecc. Questo tentativo di basare il rifiuto della guerra su cose diverse dalle posizioni di classe del proletariato, lascia ampi spazi per giustificare il sostegno in favore di uno o dell’altro belligerante, cioè, concretamente, per scegliere un campo imperialista contro un altro.
La fedeltà ai principi internazionalisti affermati dal movimento di Zimmerwald e dallo sviluppo della lotta di classe
Tuttavia, alcuni anarchici riescono ad affermare una posizione realmente internazionalista. Una minoranza di 35 militanti libertari (tra cui A. Berkman, E. Goldmann, E. Malatesta, D. Nieuwenhuis) nel febbraio del 1915 pubblica un manifesto contro la guerra. “Perciò è ingenuo e puerile, dopo avere moltiplicato le cause e le opportunità di conflitto, cercare di stabilire le responsabilità di questo o quel governo. Non c’è distinzione possibile tra le guerre offensive e le guerre difensive. (…) Nessuno dei belligeranti ha il diritto di reclamarsi alla civiltà, come nessuno ha il diritto di dichiararsi in stato di legittima difesa. (…) Qualunque sia la forma che assume, lo Stato non è che l’oppressione organizzata a profitto di una minoranza di privilegiati. Il conflitto attuale illustra ciò in modo sorprendente: tutte le forme di Stato si trovano impegnate nella presente guerra: l’assolutismo in Russia, l’assolutismo mitigato di parlamentarismo in Germania, lo Stato che regna su popoli di razze ben differenti in Austria, il regime democratico costituzionale in Inghilterra, ed il regime democratico repubblicano in Francia. (…) Il ruolo degli anarchici, qualunque sia il luogo o la situazione in cui si trovano, nell’attuale tragedia, è continuare a proclamare che non c’è che una sola guerra di liberazione: quella che, in tutti i paesi, è condotta dagli oppressi contro gli oppressori, dagli sfruttati contro gli sfruttatori” (6). La capacità di mantenersi su delle posizioni di classe è più netta tra le organizzazioni proletarie di massa che, in reazione all’abbandono progressivo di ogni prospettiva rivoluzionaria da parte della socialdemocrazia prima della guerra, si erano orientate verso il sindacalismo rivoluzionario. In Spagna, A. Lorenzo, vecchio militante della Prima Internazionale e fondatore della CNT, denuncia immediatamente il tradimento della socialdemocrazia tedesca, della CGT francese e delle Trade Unions inglesi per “aver sacrificato i loro ideali sull’altare delle rispettive patrie, negando il carattere fondamentalmente internazionale del problema sociale”. Nel novembre 1914 un altro Manifesto firmato da gruppi anarchici, da sindacati e da società operaie di tutta la Spagna, sviluppa le stesse idee: denuncia della guerra, denuncia delle due gang rivali, necessità di una pace che “può essere garantita solo dalla rivoluzione sociale” (7). La reazione è più debole tra gli anarco-sindacalisti sui quali pesa maggiormente l’ideologia anarchica. Ma fin dal tradimento della CGT, una minoranza che si opponeva alla guerra si raggruppa attorno a La Vita Operaia di Monatte e Rosmer (8).
Dilaniata, la nebulosa anarchica si scinde tra anarco-patrioti ed internazionalisti. Dopo il 1915 la ripresa delle lotte da parte del proletariato e l’eco della parola d’ordine di trasformazione della guerra imperialista in guerra civile lanciata dalle conferenze dei socialisti contro la guerra a Zimmerwald e Kienthal (9), permetterà agli anarchici di radicare la loro opposizione alla guerra nella lotta di classe. In Ungheria dopo il 1914, sono dei militanti anarchici a prendere la testa del movimento contro la guerra imperialista. Tra questi, Ilona Duczynska e Tivadar Lukacs introducono e fanno conoscere in Ungheria il Manifesto di Zimmerwald. Sotto l’impulso della conferenza internazionalista, il Circolo Galilea, fondato nel 1908 e composto da una mescolanza di anarchici, socialisti espulsi dalla socialdemocrazia e pacifisti, si radicalizza attraverso un fenomeno di decantazione. Passa dall’antimilitarismo e anticlericalismo al socialismo, da un’attività di circolo di discussione ad un’attività di propaganda più determinata contro la guerra e di intervento attivo nelle lotte operaie in pieno fermento. I suoi volantini disfattisti sono firmati “Gruppo di Socialisti ungheresi affiliati a Zimmerwald”.
In Spagna la lotta contro la guerra, insieme al sostegno entusiasta alle lotte rivendicative che si moltiplicano dalla fine del 1915, costituisce l’attività centrale della CNT. Questa manifesta una chiara volontà di discussione ed una grande apertura rispetto alle posizioni delle Conferenze di Zimmerwald e di Kienthal che vengono salutate con entusiasmo. Discute e collabora con gruppi socialisti minoritari che, in Spagna, si oppongono alla guerra. Fa un grande sforzo di riflessione per comprendere le cause della guerra e come combatterla. Sostiene le posizioni della Sinistra di Zimmerwald ed afferma di volere, insieme a “tutti i lavoratori, che la fine della guerra sia imposta dal sollevamento del proletariato dei paesi in guerra” (10).

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