Virus e pandemie nella storia
Una pandemia (dal greco pan-demos, "tutto il popolo") è una epidemia la cui diffusione interessa più aree geografiche del mondo, con un alto numero di casi gravi ed una mortalità elevata. Il termine pandemia si applica solo a malattie o condizioni patologiche contagiose. Di conseguenza, molte delle patologie che colpiscono aree molto grandi o l'intero pianeta (per esempio il cancro) non sono da considerarsi pandemiche. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, le condizioni affinché si possa verificare una vera e propria pandemia sono tre: la comparsa di un nuovo agente patogeno; la capacità di tale agente di colpire gli uomini, creando gravi patologie; la capacità di tale agente di diffondersi rapidamente per contagio. |
La maggiore parte delle pandemie furono originate dalla convivenza degli esseri umani con animali da allevamento; due esempi tipici sono l'influenza e la tubercolosi. Fra le pandemie più catastrofiche vi sono state: Febbre tifoide durante la guerra del Peloponneso, 430 a.C. La febbre tifoide uccise un quarto delle truppe di Atene ed un quarto della popolazione, nel giro di quattro anni. Questa malattia fiaccò la resistenza di Atene, ma la grande virulenza della malattia ha impedito una ulteriore espansione, in quanto uccideva i suoi ospiti così velocemente da impedire la dispersione del bacillo. La causa esatta di questa epidemia non fu mai conosciuta. Nel gennaio 2006 alcuni ricercatori della Università di Atene hanno ritrovato, nei denti provenienti da una fossa comune sotto la città, presenza di tracce del batterio. Morbo di Antonino, 165-180. Un'epidemia presumibilmente di vaiolo, portata dalle truppe di ritorno dalle province del Vicino Oriente, uccise cinque milioni di persone, pare che a Roma in quel periodo morissero 5.000 persone al giorno. Morbo di Giustiniano, a partire dal 541; fu la prima pandemia nota di peste bubbonica. Partendo dall'Egitto giunse fino a Costantinopoli, morirono quasi la metà degli abitanti della città, a un ritmo di 10.000 vittime al giorno. La pandemia si estese nei territori circostanti uccidendo complessivamente un quarto degli abitanti delle regioni del Mar Mediterraneo orientale. La Peste Nera, a partire dal 1300. Ottocento anni dopo la strage di Costantinopoli, la peste bubbonica fece il suo ritorno dall'Asia in Europa. Raggiunse l'Europa occidentale e uccise venti milioni di europei in sei anni (un quarto della popolazione totale del continente) Un altro agente patogeno che creò ricorrenti pandemie nella storia umana fu il tifo, chiamato anche "febbre da accampamento" o "febbre navale" perché tendeva a diffondersi con maggiore rapidità in situazioni di guerra o in ambienti come navi e prigioni. Emerso già ai tempi delle Crociate, colpì per la prima volta l'Europa nel 1489, in Spagna. Durante i combattimenti fra spagnoli e musulmani a Granada, i primi persero 3000 uomini in battaglia e 20000 per l'epidemia. Sempre per via del tifo, nel 1528 i francesi persero 18000 uomini in Italia; altre 30000 persone caddero nel 1542 durante i combattimenti nei Balcani. La grande armée di Napoleone fu decimata dal tifo in Russia nel 1811. Il tifo fu anche la causa di morte per moltissimi reclusi dei campi di concentramento nazisti durante la Seconda guerra mondiale. L'incontro fra gli esploratori europei e le popolazioni indigene di altre zone del mondo spesso fu causa di epidemie e pandemie violentissime. La popolazione dei Guanci delle isole Canarie fu completamente sterminata da un'epidemia nel XVI secolo. Il vaiolo uccise metà della popolazione di Hispaniola nel 1518, e seminò il terrore in Messico intorno al 1520, uccidendo 150000 persone (incluso l'imperatore) solo a Tenochtitlán; lo stesso morbo colpì violentemente il Peru nel decennio successivo. Il morbillo fece altri due milioni di vittime tra i nativi messicani nel XVII secolo. Ancora fra il 1848 e il 1849, circa un terzo della popolazione nativa delle Hawaiians morì di morbillo, pertosse e influenza. Moltissime sono anche le epidemie di cui restano testimonianze storiche ma delle quali è impossibile identificare l'eziologia. Un esempio particolarmente impressionante è quello della cosiddetta malattia del sudore che colpì l'Inghilterra nel XVI secolo; più temibile della stessa peste bubbonica, questa malattia uccideva all'istante. L'"influenza spagnola", 1918-1919. Iniziò nell'agosto del 1918 in tre diversi luoghi: Brest, in Francia; Boston, nel Massachusetts; e Freetown in Sierra Leone. Si trattava di un ceppo di influenza particolarmente violenta e letale. La malattia si diffuse in tutto il mondo, uccidendo 25 milioni di persone in 6 mesi Sparì dopo 18 mesi. Il ceppo esatto non fu mai determinato con precisione. L'"influenza asiatica", 1957-1958. Rilevata per la prima volta in Cina nel febbraio del 1957, raggiunse gli Stati Uniti nel giugno dello stesso anno, facendo circa 70000 morti. Il ceppo era lo H2N2. L'"influenza di Hong Kong", 1968-1969. Il ceppo H3N2, emerso a Hong Kong nel 1968, raggiunse nello stesso anno gli Stati Uniti e fece 34000 vittime. Un virus H3N2 è ancora oggi in circolazione. La SARS, 2003. Non una vera e propria pandemia anche se il virus, proveniente dalla Cina, si diffuse a Hong Kong e di lì fino a Taipei, Singapore, Toronto e molte altre nazioni. L'"influenza A H1N1", 2009. Attuale Pandemia del Virus H1N1 denominata originariamente Influenza Suina perché trasmessa da questo animale all'uomo |
Quali caratteristiche hanno reso H1N1 2009 un virus pandemico? I primi casi di infezione umana con il nuovo ceppo H1N1 sono stati descritti nell'aprile dello scorso anno. Le analisi hanno dimostrato che questo virus non era mai circolato nella popolazione umana. La sua composizione genetica è risultata nettamante distinta dalla composizione caratteristica dei virus che hanno causato le epidemie stagionali da H1N1 a partire dal 1977. La diffusione ha evidenziato caratteristiche epidemiologiche del virus mai osservate nel corso di epidemie stagionali. Il ceppo di H1N1 del 2009 si è diffuso rapidamente e in modo esteso, causando un numero considerevole di casi ancora maggiore nel corso dell'autunno e dell'inverno sucessivi. Generalmente nelle regioni a clima temepreato le epidemie stagionali riducono la propria intensità in primavera fino a scomparire prima dell'estate. Le caratetristiche di contagiosità e di mortalità nel nuovo virus H1N1 hanno differito in modo impressionante rispetto a quelle che si sono osservate durante le epidemie di influenza stagionale. Nel corso delle epidemie stagionali, infatti, in 90% delle infezioni fatali riguarda la popolazione più anziana. Per il virus H1N1 2009, invece, maggiormente colpiti in termine di numero di infezione, di ospedalizzati di affetti da forme gravi e di decessi sono stati i soggetti giovani E' la causa di morte più frequente è stata la polmonite causata dal virus stesso. Si consideri che nel corso delle epidemie stagionali gran parte dei casi di polmonite è causata da infezioni batteriche secondarie. Il nuovo virus H1N1 ha rapidamente prevalso sugli altri ceppi influenzali circolanti scalzando il vecchio H1N1 stagionale. Gli anticorpi contro gli H1N1 stagionali non hanno protetto dal nuovo H1N1 del 2009. Questo fenomeno ha suggerito che H1N1 2009 era un virus nuovo per il sistema immunitario umano. |
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