Io e il cancro 3


 La diagnosi di cancro è devastante. Può essere comparata ad una condanna a morte da parte di un tribunale americano :entri nel braccio, nella tua cella e cominci ad attendere. Il giudice è la giuria hanno emesso la sentenza, da quel momento il governatore dello stato può renderla esecutiva. Si può attendere un anno, cinque, a volte 10anni, anche 20, ma tu sai che una mattina il direttore del braccio della morte entrerà e ti dirà che dopo due giorni sarà eseguita la sentenza sarà eseguita. Per le donne malate di cancro al seno il tempo cambia prospettiva, a volte si restringe e la paura ti stringe la gola, a volte si dilata e un giorno viene assaporato come tutta una vita. Si ripetono eterni gli esami, le TAC, RM, prelievi, ecografie, PET. Per tutta la vita, e ogni risposta ti si ferma il cuore, ogni risposta può essere sentenza da eseguire o da rimandare. Molte sperano in una grazia, si staccano mentalmente da una realtà spaventosa o almeno ci provano. È come essere morte da vive, woman wolking dead. In questo orrore ci uniamo, come fanno le minoranze perseguitate, facciamo gruppo, ci isoliamo dal mondo dei sani. Questa unione, oggi, è resa produttiva e reale dal web e dai social. Abbiamo creato gruppi, forum, decine di associazioni. Parliamo, ci confrontiamo, diventiamo amiche, amiche che a volte si conosceranno, a volte no, ma amiche vere lungo tutt'Italia, in molti casi nel mondo. Mettiamo in comune le nostre paure, le speranze, le esperienze. Terapie devastanti, chirurghi, oncologhi, radiologhi, tutto è condiviso, dalla Sicilia al Trentino potrei dirvi di tutte le equipe oncologiche della penisola. Le sorelle o le guerriere hanno creato un infinito filo rosso che collega ogni esperienza. E da sorelle ansia quando una di noi non si fa viva nei gruppi per giorni :che ha? È ricoverata? (no perché ci scriverebbe comunque) è... si a volte, anzi spesso è.. morta. E allora quel dolore ci avvolge tutte a migliaia come un'anima sola. 

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