Io e il cancro 4
Il cancro al seno modifica completamente la percezione dello schema corporeo di una donna. Il seno è uno degli archetipi della femminilità, seno è essere donna, seno è possibilità di maternità, seno è simbolo di rifugio e accudimento. Più che altre parti del corpo femminile è un fondamentale simbolo sessuale almeno da quando Lucy iniziò il cammino eretto e lo mostro '. Il seno è equivalente simbolico del pene femminile. Nascosto, mostrato, esibito è in ogni cultura un sottinteso messaggio :sono una donna. Vedersi amputare il seno provoca di conseguenze una necessità di rivedere schemi non solo corporei, ma di collocazione sessuale. Ho studiato e analizzato queste dinamiche consce e inconsci per almeno metà della mia vita. Le studiavo e ne parlavo in convegni e seminari. Poi dalla teoria sono passata alla pratica, una sorta di feroce tirocinio sul campo, come se la vita mi dicesse :ora basta seghe mentali, discorsi, riferimenti, ora prova te e poi mi sai dire. E tutta la mia inutile sapienza si è trasformata in una esperienza devastante.
Sono stata mastectomizzata, amputata, mi hanno tolto seno, caoezzolo e pure muscolo. Ora ho un simpatico buco che si appoggia su due linee su costole bene in vista. Ho perso una parte di me, ho perso il mio essere donna. Per mesi mi sono rifiutata anche solo di guardarmi allo specchio. Nel lavarmi passavo velocemente la mano insaponata su quel buco, non potevo nemmeno sostare con la mano. Farsi guardare improponibile, impensabile.
Non mi piacevo e ovviamente non potevo più piacere. Ero diversa e tutt'ora mi sento diversa e questo ha influito sul mio rapporto di coppia. Mio marito è un uomo intelligente e sensibile, so che mi ama esattamente come prima, tra l'altro è un neurochirurgo quindi un tipo a contatto con questi tipi di avvenimenti. Ma io so che non è più come prima anche per lui. Se io devo fare un lavoro quotidiano per accettarmi, quanto lavoro deve fare lui per ripercepire il mio corpo come desiderabile. Non parlo, e lo ripeto d'amore che è solidissimo tra noi, parlo di quell'Eros, pulsione sussuale totalmente svincolata dall Io e dal principio di realtà. Sto intanto avendo dei progressi sulla mia accettazione. Tutto attraverso il cervello, il pensiero cosciente, la volontà raziocinante, vettori che possono avere una certa importanza, ma dei quali l'inconscio si strafrega altamente. Ho parlato a me stessa come parlavo ai convegni :"Non sei il tuo seno, il seno è solo una parte di te che ora non c'è più. Sei comunque la stessa identica persona, sei una donna e una persona. Non ti puoi identificare con il seno" Discorsi di una misera intellettuale. Ho cominciato a guardarmi e a toccare la cicatrice. E 'in fondo una cicatrice di guerra, di una guerra contro un nemico con altissime probabilità di vittoria. Dovrei esserne fiera come un veterano è fiero delle sue ferite. Mi fa schifo uguale, l' Io sta perdendo clamorosamente contro l'Es.
Non ho voluto protesi, sarebbe stato peggio. Un corpo estraneo di plastica appiccicato con colla sotto la pelle, una cosa non mia, qualcosa che mi avrebbe ricordato più del buco vuoto quella che non ero più. Non mi piacciono vasi grossolanamente riparati con colla che cola, non amo i feticci. Lacan nella sua teoria dello specchio dice(semplificando molto) che noi acquistiamo consapevolezza del nostro corpo anche nei cambiamenti attraverso lo specchio che lui identifica nello sguardo di chi ci guarda. Forse avrei bisogno di uno specchio, uno sguardo che mi rimanda se il messaggio :sei diversa, ma uguale. Speriamo che chi dovrebbe dare quello sguardo e quel messaggio non abbia più bisogno di me di accettare la mia ferita, il mio buco appoggiato alle costole.
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