L'uomo della forchetta

 L’uomo della forchetta.


Nel 1872, la sera del 9 gennaio,con  molta spavalderia, il giovane tappezziere Egisto Cipriani di 23 anni, scapolo, fece una sconsiderata scommessa.

Il baldo giovanotto, che aveva avuto modo di vedere un prestigiatore cinese infilarsi una sciabola in gola durante I suoi spettacoli , con i gaudenti amici scommise che si sarebbe introdotto interamente una forchetta nell’esofago.

Scelse una comune forchetta metallica da tavola e, presa con due dita per le quattro punte, iniziò l’inserimento nella gola per la parte del manicoma gli sfuggì l’appiglio e la forchetta scivolò giù. Dopo diversi e inutili tentativi di recuperarla compiuti dal giovane e dai suoi amici, non riuscirono che a farla penetrare più giu' nell’esofago; terrorizzato Egisto fu accompagnato all’ospedale di San Giovanni di Dio. Anche qui dopo varie prove, non potendo ottenere nessun recupero, gli furono somministrati 60 grammi d’olio di ricino per favorirne l’evacuazione. In questo caso il corpo estraneo ingerito era talmente lungo (cm 22), che l’espulsione naturale era difficilissima, addirittura impossibile. Infatti, fu così. Il giorno seguente il povero Cipriani fu ricoverato nella clinica chirurgica dell’ospedale di Santa Maria Nuova, all’attenzione del professor Tebaldo Rosati.

Del caso s’interessò subito la stampa cittadina e per circa due mesi il quotidiano La Nazione, descrisse in ogni particolare l’evolversi di questo caso di cronaca. Il giovane tappezziere,  fu assiduamente visitato e controllato anche attraverso consulti di illustri luminari  nostrani e stranieri, chi era propenso per un’attesa determinata a capire meglio dove si trovasse la forchetta, chi, invece  era dell’idea di intervenire chirurgicamente mediante l’apertura dell’addome per estrarla.

L’operazione era una di quelle definite “difficilissima e scabrosissima” in quanto, non ancora conosciuti i Raggi Rontgen, la localizzazione del corpo estraneo avveniva  per palpazione e questa non era sufficiente a stabilire con precisione dove si trovasse la forchetta. Non fu neanche capovolto  l’individuo per tentare di far retrocedere per l’esofago il corpo estraneo, perché la forma stessa della forchetta escludeva ogni possibilità della sua uscita. Fu proposto anche di sperimentare una sonda spicillo realizzata dalla ditta Gabbrielli, nota fabbrica di strumenti chirurgici, da introdursi attraverso l’esofago nello stomaco del paziente che, venuta a contatto con la forchetta potrebbe dare la certezza della di lei esistenza. Tali esperimenti, oltre a procurare al Cipriani fortissimi sensi di soffocamento, dettero sempre esiti negativi.

Trascorsero giorni, settimane, mesi, fino a quando il Cipriani, divenuto il famoso “uomo della forchetta”, dal momento che le sue condizioni  gli permettevano di mangiare, bere, fumare, passeggiare decise di lasciare l’ospedale e tornarsene a casa al suo lavoro di tappezziere. Sembra incredibile ma  Egisto Cipriani, con la forchetta nell’addome, trascorse  15 anni di vita quasi del tutto normale, tanto che contrasse anche matrimonio. Il 30 aprile 1887, quando ormai più nessuno pensava all’uomo della forchetta, questi fu urgentemente operato di laparotomia nell’Ospedale di San Giovanni di Dio dallo stesso Professor Tebaldo Rosati, che per primo lo aveva visitato nel 1872 (nel frattempo divenuto primario) e dal suo aiuto dottor Giulio Catani. L’esito dell’operazione fu positivo e l’8 giugno il Cipriani fu dimesso con guarigione perfetta.

A solo titolo di curiosita'  la forchetta recuperata è tuttora custodita nel piccolo museo dell’Ospedale di San Giovanni di Dio unitamente alla fotografia del Cipriani.


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