Lo sterminio dei disabili e il Gemut
In origine, nel Diciottesimo secolo, Gemüt significava «anima», mentre nella psichiatria infantile nazista arrivò a designare la capacità metafisica di costruire legami sociali. Il Gemüt era essenziale perché gli individui stabilissero un rapporto con la collettività, l’ingrediente chiave del sentimento fascista. Gli psichiatri nazisti cominciarono a diagnosticare a certi bambini una carenza di Gemüt, i cui effetti erano legami sociali più deboli e l’incapacità di allinearsi alle prescrizioni collettiviste. Crearono molte diagnosi simili all’autismo, come l’essere gemütsarm (poveri di Gemüt), molto prima che Asperger nel 1944 descrivesse la psicopatia autistica, che egli stesso, peraltro, definì come un difetto di Gemüt23. La storia del lavoro di Asperger mostra le modalità, singolari e plasmabili, attraverso cui nuove categorie di imperfezioni furono definite all’interno, e a causa, del regime nazista basato sulla diagnosi. Questo modello ci porta a considerare il Terzo Reich non più solo attraverso la lente dello sterminio, ma attraverso quella più ampia della perfettibilità. La volontà di valutare e ricostruire continuamente l’umanità faceva parte della sua essenza profonda. Oltre agli ideali razziali e fisici, il nazismo guardava anche ai pensieri e ai sentimenti dei singoli individui. Imponeva norme mentali ed emotive, nella direzione di una personalità-modello. Mentre nel resto del mondo la medicina e la psichiatria condividevano determinate caratteristiche, il regime nazista basato sulla diagnosi operava all’ombra"all’ombra della morte, poiché la morte rientrava tra le opzioni di cura. La proliferazione delle diagnosi raggiunse l’apice con l’eliminazione di coloro che erano considerati non idonei per il Volk, «vite indegne di essere vissute». Questa pratica fu definita «eutanasia», ma non è un termine corretto: la stragrande maggioranza delle persone uccise all’interno del programma erano sane, non erano malate terminali e non pativano alcuna sofferenza fisica. Erano considerate disabili, ma avrebbero potuto condurre vite normalissime. Molti bambini venivano bollati per problemi comportamentali o sociali, soprattutto nello Spiegelgrund di Vienna, l’istituto dove venivano mandati da Asperger e dai suoi colleghi. Secondo la psichiatria nazista, un bambino doveva dimostrare la propria conformità, la propria «educabilità» e la «capacità di lavorare» per la comunità (Gemeinschaftsfähigkeit). Un ruolo importante era svolto anche dai fattori familiari e di classe. Era più probabile che un bambino venisse ucciso se era nato fuori dal matrimonio, se il padre era assente, o la madre era considerata non in grado di prendersi cura di lui, magari perché aveva altri figli di cui occuparsi. In altre parole, il programma di eutanasia dei minori medicalizzava l’appartenenza sociale, incorporando i problemi sociali nei criteri eugenetici. L’uccisione dei minori fu il primo sistema di omicidio di massa del Reich e segna il passaggio da misure di igiene razziale, come la sterilizzazione dei «malati ereditari», allo sterminio su larga scala. L’eutanasia dei minori fu concepita come un tratto legale permanente del sistema sanitario del Reich,
a differenza di altre forme di sterminio che sarebbero emerse successivamente. L’eutanasia degli adulti, per esempio, praticata fino al 1941 all’interno dell’Aktion T4 – che prese il nome dall’indirizzo della sua sede centrale, al numero 4 di Tiergartenstrasse a Berlino – e proseguita poi in modo non ufficiale in seguito, fu molto più indiscriminata e portò all’eliminazione di oltre duecentomila persone. L’eutanasia dei minori, al contrario, comprendeva lunghe osservazioni e discussioni sui singoli casi. Era un programma più ridotto: furono uccisi tra i cinquemila e i diecimila bambini e adolescenti, di cui 789 allo Spiegelgrund, per dimensioni la seconda struttura del Reich per l’eliminazione dei bambini. Il programma di eutanasia infantile rivela una dimensione intima dello sterminio. I medici esaminavano personalmente i bambini che condannavano a morte. Le infermiere nutrivano e cambiavano le lenzuola ai bambini che uccidevano. Ne conoscevano i nomi, i volti e le personalità. Di solito i bambini venivano uccisi nel loro letto. La morte sopraggiungeva lentamente, in modo doloroso; erano ridotti alla fame o gli venivano somministrate dosi eccessive di barbiturici finché non si ammalavano e morivano, di solito di polmonite. Lo sterminio nazista è spesso raccontato in modo schematico: da un lato la storia dei carnefici, dall’altro quella della sofferenza delle vittime; nell’eutanasia dei minori queste non furono esperienze parallele, ma interazioni che condizionarono lo svolgersi e l’aumento delle eliminazioni stesse."Ammesso che sia possibile tracciarlo, dove si situa il confine tra complicità e indifferenza per i cittadini di uno Stato criminale? In modo marginale o concreto, consapevolmente o inconsapevolmente, la gente rimase imprigionata nei sistemi di annientamento. Asperger non era né uno zelante sostenitore del regime, né un suo oppositore. È il classico esempio di quella tendenza alla complicità della maggioranza disorientata della popolazione che di volta in volta si conformava, partecipava, temeva, normalizzava, minimizzava, reprimeva, si riconciliava con il potere nazista. Date queste contraddizioni, è ancora più sorprendente che l’azione combinata di milioni di persone, mosse da motivazioni individuali in circostanze individuali, abbia portato alla costruzione di un regime così mostruoso. È difficile separare gli aspetti sanguinari dello Stato nazista dagli altri. Nei trentasette reparti di eutanasia dei minori del Reich la complicità si estese ben oltre il personale medico. Gli assistenti, gli addetti alla manutenzione e alle pulizie, i cuochi resero possibile l’esistenza di questi centri; dipendenti dell’amministrazione, assicuratori, produttori di medicine e funzionari pubblici li fecero funzionare; autisti, dipendenti delle ferrovie, negozianti e grossisti alimentari li sostennero. Queste persone avevano famiglie e amici con cui discutevano di quel che accadeva. Anche i genitori dei bambini tenuti negli istituti erano a conoscenza del programma. Alcuni salvarono i loro figli da quei reparti di morte, altri li consegnarono volontariamente..
Tra i comuni cittadini molti sapevano dei programmi di eutanasia di minori e adulti. La gente sentiva tutti i giorni l’odore delle ceneri umane salire dai forni crematori di queste strutture di annientamento. Centinaia di migliaia di persone appresero della morte di amici e parenti in circostanze sospette; individui sani morivano di presunte cause naturali poche settimane dopo il ricovero. La diffusa consapevolezza di questi programmi portò a una reazione pubblica – guidata in particolare dal vescovo di Münster, Clemens August von Galen – al punto che Hitler mise ufficialmente fine all’Aktion T4 nell’agosto del 194124. Tale operazione di eliminazione fisica di massa fu l’unica contro cui i cittadini del Reich protestarono attivamente. Seppur coraggioso, il dissenso pubblico ebbe anche alcune implicazioni inquietanti: in fin dei conti, le proteste erano dirette contro l’uccisione di membri del Reich, non contro lo sterminio di chi era considerato fuori dalla comunità nazionale. Inoltre, la chiusura ufficiale da parte di Hitler dell’Aktion T4 suggerisce che se le proteste popolari si fossero rivolte anche contro altre iniziative naziste, avrebbero forse potuto sortire qualche effetto. A ogni modo, le uccisioni decentralizzate di adulti presunti disabili continuarono in segreto, mietendo altre centinaia di migliaia di vittime.
(I bambini di Asperger)
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