DALLA PERSIA AI BALCANI


 


DALLAPERSIA AI BALCANI Fin dalla conquista della Persia da parte degli arabi (VII secolo) ci furono emigrazionida parte di comunità Ûomini  ogni direzione. Un numero consistente emigrò seguendo tredirezioni principali: un gruppo andò verso nord-ovest e, risalendo il fiume Tigri e attraver-sando il Kurdistan, penetrò in Armenia, nel Caucaso Meridionale e nell’attuale Georgia; unaltro gruppo si diresse verso Sud-Ovest e penetrò in Siria e Palestina, da dove una parte, pro-seguì verso l’Egitto e il Nord Africa; un terzo e più numeroso gruppo si diresse verso oveste, attraverso l’Asia Minore e la Penisola Anatolica Armena, penetrò nell’Impero Bizantino.Questo processo emigratorio avvenne gradualmente con comunità Ûomini che si muovevanocontinuamente ovunque ci fosse uno spazio vitale e sicuro.Le incursioni dei Turchi Selgiuchidi dell’XI secolo provocarono ulteriori migrazioni. La lingua romanì conserva un termine dei Turchi Selgiuchidi: menghin che significa“tesoro”. Con l’allargamento dei confini persiani sui territori armeni e bizantini, gli antenatidegli attuali Rom, Sinti, Kalè, Manouches e Romanichals ebbero l’opportunità di entrare incontatto con popolazioni di lingua armena e greca. In Armenia le comunità Lomerano dette anche BoÒa,erano di origine indiana e parla-vano il lomani o lomavren.La lingua armena ha inciso fortemente sulla lingua romanì sul piano fonetico.L’armeno ha, infatti, modificato il fonema indiano bh(inesistente in armeno) in ph ( psegui-ta da una breve aspirazione). Questo cambiamento tecnicamente viene definito come des-onorizzazione della consonante sonora aspirata.8L’arrivo nei balcani determinò alcune novità: l’acquisizione dell’autonimo Rom, l’ac-quisizione di moltissimi imprestiti greci, l’acquisizione dell’eteronimo Zingaro e la produ-zione di documenti che danno l’inizio alla storia scritta della popolazione romanì. Il termine Ûom,che identificava un gruppo eterogeneo di origine indiana in Persia,cambiò, dunque, in Lomnei territori di lingua armena e in Rom nell’Impero Bizantino. La lingua greca ha arricchito la lingua romanì di circa 250 parole. E’ lo strato lingui-stico più importante e secondo solo a quello originario indiano. Nell’Impero Bizantino siacquisì anche il suffisso per creare sostantivi astratti –mosche in molti dialetti romanèssostituisce quello di origine indiana –pen. Esempio: sastipé(salute) si riscontra in molti dia-leL’acquisizione dell’eteronimo Zingaro, fin dall’inizio, ha avuto una connotazione negativa.. Esso, infatti, deriva dal nome di una setta manichea: quella degliAthingani. Il termine si evolse generando termini come: Tzigani, Zigani, Siganie appuntoZingari. Gli Atsinganirappresentavano una setta eretica che rifiutava il contatto fisico conle popolazioni circostanti, praticava la magia, conduceva una vita itinerante, rispettava lafestività del sabato e non praticava la circoncisione. Gli Atsingani erano dediti alla magia(secondo la credenza dell’epoca chi aveva a che fare con la magia aveva a che fare con ildemonio) ed erano fortemente discriminati ed emarginati. Non avevano né una fissa dimorané un lavoro stabile e avevano fama di essere dei veggenti e dei maghi. Molte sono ledescrizioni di comunità che apparivano “strane” e sono contenute in diari, testi narrativi,cronache di viaggio di pellegrini diretti verso Gerusalemme. Nel 1340 Caterina di Valoisistituì a Corfù un feudum atsinganorumdove viveva una comunità di Atsingani sottomessaall’autorità di un barone godendo di particolari privilegi che, successivamente, furono con-fermati nel 1378 anche dal governatore della Repubblica di Venezia. Un’altra importante testimonianza è contenuta nel diario del frate toscano Niccolò daPoggibonsi che scrisse il Libro d’ Oltramare, redatto dopo il pellegrinaggio in Terrasanta del1345-1350.10Egli riporta la descrizione dell’incontro con persone dalla pelle “di colore nerosozzissimo e dagli svariati vestimenti dalle altre genti”. Rimase molto colpito poichè “anda-vano di terra in terra con le loro famiglie e le loro masserizie”. In Serbia, nel 1348, vengono descritti degli accampamenti, detti Cingarije, dove glioccupanti erano maniscalchi che pagavano tributi in natura fornendo un certo numero diferri di cavallo.La città fortificata di Modon (Methoni) in Grecia era nota ai viaggiatori per il suo scalolungo la via per la Terra Santa. Leonardo di Niccolò Frescobaldi, nel suo testo Viaggio inTerrasanta(1384-85 ca.), descrisse, arrivando a Modon al di fuori delle mura cittadine,centinaia di capanne occupate da gente che definisce “romiti” e, visto le loro miserabili con-dizioni, credette ingenuamente che fossero impegnati a fare penitenza per i propri peccati.Dalle relazioni di altri viaggiatori si ebbero, man mano, sempre più precise descrizioni e tes-timonianze: le capanne di Modon avevano tettoie in canna e i loro occupanti erano poveri,di pelle scura, e simili ad “etiopi”, di mestiere erano fabbri che lavorano con un doppio man-tice in cuoio, ma anche ciabattini o calzolai. Nelle testimonianze successive il numero dellecapanne, via via, diminuirono sensibilmente: trecento nel 1486, duecento nel 1495, qualcheanno dopo erano cento, nel 1519 erano appena una trentina. Questo abbandono e le incursioni dei Turchi Ottomani, che premevano sui bordi dell’Impero Bizantino, fula causa di un’ennesima migrazione forzata da parte delle comunità romanès, assieme adaltre minoranze etniche (albanesi, greganici, serbi, croati). Non fu una migrazione di massae molte comunità rimasero nei balcani. Maometto II il Conquistatore nel 1453 sottopose al suo potere Bisanzio (l’antica Costantinopoli oggi  Istambul)




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